Meglio un cane!

16.02.2012 18:15

Ieri sera un simpatico barista di un circolo Arci di Scandicci, vedendomi fare scorta di cioccolata, mi ha ricordato che era San Faustino, la festa dei single. E a me è subito venuta in mente l’esclamazione che fece tempo fa una mia cara amica, dopo l’ennesima delusione sentimentale. Disse: “Basta ho deciso, meglio un cane!”.

Dietro l’ironia della battuta, in realtà si nasconde una piccola verità dei giorni nostri: sempre più singles preferiscono ricercare la compagnia di un amico peloso, gatto o cane, piuttosto che quella di un altro essere umano, uomo o donna che sia. E pare che la convivenza funzioni e sia gratificante.

La domanda quindi sorge spontanea: rispetto a noi quale qualità possiedono maggiormente cani e gatti che li rende migliori compagni di vita?

La risposta la possiamo trovare constatando che vanno aumentando gli ambiti di intervento nei quali le terapie mediche e psicologiche tradizionali vengono affiancate dalla pet therapy, la terapia (o meglio co-terapia) che si basa sugli effetti terapeutici legati alla compagnia degli animali: la presenza di un animale sembrerebbe facilitare l'approccio medico e terapeutico delle varie figure mediche e riabilitative, soprattutto nei casi in cui il paziente non dimostra collaborazione spontanea, e permette di consolidare un rapporto emotivo con il paziente, stabilendo sia un canale di comunicazione, sia stimolando la partecipazione attiva del paziente.

Gli animali dunque ci donano benessere. E facendoli entrare nella nostra vita, più o meno consapevolmente, ci facciamo un po’ di pet therapy.

L’amore che ci regalano i nostri amici pelosi è terapeutico, è quel tipo di amore che si ricrea anche in psicoterapia e che Carl Rogers, il fondatore dell’Approccio Centrato sulla Persona, chiama amore non possessivo: il terapeuta entra nella relazione terapeutica con un atteggiamento di accettazione positiva incondizionata del cliente. Si pone cioè con un atteggiamento positivo, accettante verso qualunque cosa il cliente è in quel momento, accettando senza giudicare tutti i sentimenti espressi dal cliente, dandogli valore come persona in modo assoluto, non condizionato.

Si tratta di un atteggiamento affettivo determinato da un’accoglienza calorosa ma non possessiva: il terapeuta si pone verso il cliente come verso una persona che ha il diritto di vivere secondo il suo punto di vista. È un atteggiamento a-valutativo, che non comporta nessun giudizio dall’esterno e nessuna approvazione o disapprovazione basata sullo schema di riferimento del terapeuta. Ovviamente l’accettazione del terapeuta è verso la persona, verso la sua esperienza emotiva, ma non verso il suo effettivo comportamento: il terapeuta accetta e rispetta la persona che sta dietro a quei comportamenti, ma può non approvare il suo agito.

Accettazione incondizionata significa dare respiro all'altro senza volerlo manipolare.

Scrive Rogers in uno dei suoi libri: “Spesso amiamo per controllare anziché amare per il fatto di apprezzare. Uno dei sentimenti più gratificanti che io conosca – ed una delle esperienze che meglio promuovono la crescita dell’altra persona – sorge dall’apprezzare un individuo nello stesso modo in cui si apprezza un tramonto. Le persone sono altrettanto meravigliose quanto i tramonti se io li lascio essere ciò che sono. In realtà la ragione per cui forse possiamo veramente apprezzare un tramonto è che non possiamo controllarlo. Quando osservo un tramonto, come facevo l’altra sera, non mi capita di dire: Addolcire un po’ l’arancione sull’angolo destro, mettere un po’ più di rosso porpora alla base, ed usare tinta più rosa per il colore delle nuvole. Non lo faccio. Non tento di controllare un tramonto. Ammiro con soggezione il suo dispiegarsi.” (Un modo di essere, C.R. Rogers)

Buona serata a tutti, single e non

Un abbraccio caloroso,

Corinna

P:S.: la mia amica poi non ha preso un cane, perché in realtà lo aveva già, ma si è nuovamente fidanzata.

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